lunedì 24 novembre 2008

L'onore delle armi

Abbiamo condiviso un lungo tratto di strada, insieme. A volte su sponde opposte, a volte come se fossimo una cosa sola.
Credo succeda a tutti.
Credo che non ci siano, nè ci siano mai state vite perfette.
Un giorno ho sparato, e ho creduto di farlo per difendermi. Tu hai risposto allontanandoti.
Mi sono allontanato anch'io, e tu mi hai inseguito per chiedermi di smettere di spararti. Ed io ho ripreso a farlo.

Ma ti sparavo senza colpirti veramente. Non colpivo le tue parti vitali. Ti sfioravo, facendoti sanguinare quanto bastava. Quanto bastava alla mia anima ferita dalle pietre del tuo muro contro il quale mi sono schiantato mille e mille volte.
Ed un giorno, freddo ma assolato, mi hai sparato al cuore.
Ora vivo per miracolo, e ho ripreso la marcia. E l'ho ripresa lontano da te, dai ricordi e dai silenzi pieni di attesa.
Ho perso. Sono stato sconfitto. Sono un perdente. Ma una cosa, almeno, me la devi.

venerdì 21 novembre 2008

In nome dell'amore?

Non un inno alle guerre, alle devastazioni, agli orrori che il genere umano può concepire e portare a termine con precisione chirurgica.
Questo weblog postula e pratica il pacifismo più convinto.
Tuttavia la vita in sè spesso è guerra, comportando una serie spaventosa di cattiverie gratuite, soprusi, violenze fisiche e morali. Niente che possa lasciare l'essere umano indifferente, magari a subire senza battere ciglio.
Questo weblog è pacifista ma non è zen.
Personalmente abbiamo subito un danno morale, quanto voluto veramente non sappiamo, ma le conseguenze sono state pesanti.
In nome dell'amore si commettono delitti efferati: bene che vada, imperdonabili superficialità.
D'altronde come non pensare che il colonnello Paul Tibbets "chiamò" (più o meno come si chiama un figlio, cioè un little boy) Enola Gay il bombardiere che avrebbe raso al suolo Hiroshima? Enola Gay, come sua madre.